DOSSIER Efficienza energetica degli edifici – Commissione ITRE
Nonostante i mesi di quarantena mi abbiano tenuto fisicamente lontana da Bruxelles, la distanza non mi impedito di seguire un importante dossier nella Commissione Industria, di cui sono titolare fin da quando sono arrivata al Parlamento Europeo.
Mi riferisco, in particolare, al dossier inerente l’efficienza energetica degli edifici (in inglese Maximising the energy efficiency potential of the EU building stock), un rapporto non legislativo con il quale il Parlamento Europeo è chiamato a dare delle linee guida o degli indirizzi alla Commissione in riferimento alla materia trattata (in questo caso rendere il patrimonio immobiliare europeo più efficiente dal punto di vista del consumo energetico).
A prima vista un argomento così può sembrare di nicchia, ma, rifacendomi a quanto detto da diversi commissari europei, non bisogna farsi trarre in inganno dal nome: gli investimenti in una edilizia più sostenibile, ed in particolare negli edifici privati, saranno uno degli elementi cardine degli investimenti “verdi” che la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen ha in mente, e una delle “leve” economiche più importanti del c.d. “Green Deal”.
Che piaccia o no, il cosiddetto “Green Deal” Europeo (come sapete la Lega è scettica sul tema), dovrebbe prevedere molti investimenti dedicati agli edifici, di gran lunga i più impattanti in materia di inquinamento e di utilizzo di energia nelle nostre città.
Era importante che la Lega “presidiasse” questo dossier fin dalle sue prime battute, e soprattutto che lo facesse con pragmatismo e concretezza, ovvero, in termini concreti, emendando le proposte degli altri gruppi in modo da evitare, per esempio, maggiori oneri per proprietari e costruttori, o evitando ulteriori certificazioni energetiche (belle in teoria, ma in realtà costi ulteriori per imprese e utenti). Allo stesso modo, conoscendo le specificità del nostro patrimonio urbano ed edilizio, ho sostenuto (e quindi presentato emendamenti) su come fosse importante armonizzare le future iniziative delle ristrutturazioni con la tutela del patrimonio culturale esistente, o che servisse ricorrere, per quanto possibile, a materiali reperibili facilmente nei pressi delle aree di costruzione, per preservare le tradizioni edilizie così tipiche di molte zone europee (basti pensare alla diversità di quelle italiane!). Ho fatto poi altri emendamenti a favore di collegare le ristrutturazioni energetiche a quelle antincendio, a quelle che servono ad abbattere le barriere architettoniche o infine, dove necessario, alle ristrutturazioni in chiave antisismica. Altri suggerimenti che ho presentato sono stati sul ruolo delle piccole e medie imprese (l’edilizia è quasi tutta gestita da PMI) e su prevedere sconti e agevolazioni per chi rinnova in senso energeticamente efficiente il proprio edificio o appartamento, piuttosto che imporre ulteriori tasse “verdi” che poi di verde hanno ben poco.
Purtroppo in questo dossier gli altri gruppi hanno preferito optare per una linea più ideologica, che ha snaturato le iniziali e condivisibili intenzioni, trasformandolo in un testo lunghissimo e spesso riempito di ambizioni al limite dell’utopico, giusto per far contento quell’approccio “verde” che vuole “tutto e subito”. Approccio fors’anche legittimo, ma, soprattutto in questa difficilissima contingenza economica, assolutamente irrealizzabile nel breve periodo. Chiedere obiettivi vincolanti agli stati in materia di efficienza energetica degli edifici, creare nuovi comitati che “controllino” i risultati (con quali parametri, a che costi?) e voler a tutti i costi inserire riferimenti a nuove “certificazioni” da imporre ai proprietari di immobili, per esempio, non vanno nella direzione di favorire una maggior efficienza energetica del nostro patrimonio immobiliare.
Sono confortata nei miei dubbi anche dalle molte email e interlocuzioni che ho avuto con ordini professionali e associazioni di categoria, sia italiane che europee; non solo questi sono stati ottimi momenti di confronto e di arricchimento, ma credo fermamente che il ruolo di un parlamentare sia proprio quello di interloquire con diversi soggetti ed attori, per cercare di promuovere norme e legislazione che aiutino le nostre categorie ed i cittadini ad avere, per il caso di specie, edifici più efficienti in termini di consumo di energia.
Per quanto insoddisfatta del testo finale di questo rapporto non legislativo, devo dire che aver potuto dedicare molti mesi a questo argomento (da febbraio ai primi di luglio) è stata un’ottima occasione per poi prepararsi ai futuri atti che la Commissione adotterà a questo riguardo, e che devono vedere in un paese come l’Italia, molto ricco come tradizione edilizia, uno degli attori principali, e possibilmente un beneficiario, di future dotazioni finanziarie inerenti questo ambito.