Islam e Covid cinese: io chiamo le cose col loro nome

Gentile dottor Pellerin,

da eurodeputata seguo sempre con attenzione le attività del mio territorio, e quindi mi permetto di rispondere alle sue giuste e condivisibili segnalazioni contenute nell’articolo “Le parole che non si dicono: Islam e Covid cinese”, in quanto riguardano direttamente alcune delle attività che ho svolto e sto svolgendo al Parlamento europeo.

Viviamo in un momento storico e in un contesto molto particolare per la libertà di parola e di espressione, libertà che spesso viene piegata o limitata alle imposizioni del “politicamente corretto”. Ecco quindi che solidarizzare con chi imbratta statue e deturpa monumenti viene percepito come giusto e apprezzato, mentre paradossalmente chi invece solidarizza con le forze dell’ordine o critica le violenze di certi facinorosi (l’ho fatto persino a Bruxelles, in un video che può trovare sul mio sito) che sfruttano cause più o meno legittime per saccheggiare negozi o devastare le nostre città, viene etichettato con l’epiteto di “fascista” “retrogrado” “violento”. Sembra incredibile, ma oggi la tendenza è questa.

Eppure c’è anche chi non piega la testa e che continua a chiamare le cose con il loro nome. Scorrendo alcune iniziative parlamentari che ho svolto in questo primo anno di mandato, potrà trovare molti riferimenti a interrogazioni parlamentari o a interventi in cui ho stigmatizzato senza alcun timore il comportamento della Cina nella gestione dell’epidemia di Covid, e la crescita, pericolosa perchè incompatibile con alcuni dei nostri valori, di una tendenza fondamentalista o radicale in alcuni settori dell’Islam.

In Belgio, dove trascorro la maggior parte della mia attività politica, esistono già partiti che vorrebbero imporre la Sharia. Non parlo di propaganda né di fake news: c’è un video della testata Euronews, non certo considerata “filo-sovranista”, che dedica un servizio ad una emergente formazione politica, che chiede l’instaurazione di una democrazia islamica in Belgio e propone addirittura la separazione di uomini e donne sui mezzi pubblici (https://fr.euronews.com/2018/04/26/le-controverse-parti-islam-en-belgique). Tutto questo alla luce del sole, senza veli. Per questo, sempre scorrendo le mie attività parlamentari, potrà trovare diversi interventi che condannano non l’Islam di per sé, ma la sua componente intollerante e autoritaria, che ritengo incompatibile con i valori dell’Unione europea.

Nella Lega, e in me personalmente, troverà voci che criticano questi fenomeni, indicandoli con le loro “parole d’origine”, per riprendere la Sua espressione. La sola politica tuttavia non basta. Accettare che si attacchino le nostre tradizioni o i nostrid valori, tacendo e accondiscendendo anche nelle questioni più simboliche, (visto il periodo, da molte parti è ormai meglio dire “Buone Feste” invece che “Buon Natale”, per essere “più inclusivi”); chiudere un occhio su dinamiche interne a certe comunità, per non imporre le nostre leggi, creando così vere e proprie zone franche; tollerare visioni radicali e spesso in totale contrasto con i nostri valori e le nostre leggi; oppure, semplicemente, girare la testa dall’altra parte perché “la cosa non mi riguarda”, sono alcuni dei modi migliori per rafforzare il sottomesso indebolimento dei nostri valori e della nostra società, con conseguenze che sono purtroppo sotto gli occhi di tutti.

Per quanto le sirene del “politicamente corretto” siano suadenti, e facciano fare bella figura nei talk show e nei salotti impegnati, prima o poi dovranno fare i conti con la realtà, spesso dolorosa. Lo abbiamo visto in questi giorni in Europa, ma anche molte altre volte, in diverse zone d’Italia, dove le persone non sono diventate improvvisamente razziste e intolleranti, ma sono semplicemente esasperate dal fatto che a certe minoranze, spesso violente, o quantomeno aggressive, vengano concessi e tollerati comportamenti che sarebbero altrimenti inaccettabili e che sono certamente illeciti e indegni di un Paese civile.

Ecco perché occorre chiamare con il loro nome alcune delle grandi sfide che la nostra società ha di fronte a sé. Chinare la testa fa solo il gioco di chi ha l’obiettivo di farci guardare sempre più in basso, fino a che non saremo più in grado di rialzare lo sguardo.

Ecco perché, da cittadina italiana e bustocca orgogliosa dei valori su cui si è fondata la nostra comunità, la ringrazio per aver coraggiosamente, e senza concessioni al “politicamente corretto”, squarciato il velo dell’ipocrisia su questioni fondamentali, che dovrebbero toccarci tutti da vicino ma che spesso, anche sui media, vengono trattate con eccessivo, e ingiustificato, timore.

Isabella Tovaglieri
Eurodeputata (Lega)