ALIMENTARE, TOVAGLIERI (LEGA): MIELE FALSO DA CINA PENALIZZA APICULTURA VARESE, PRESENTATA INTERROGAZIONE A COMMISSIONE UE
Bruxelles, 1° luglio 2020 – «Siamo preoccupati per la recente importazione in Italia di 80mila tonnellate di falso miele cinese, prodotto in laboratorio e adulterato, che può costituire in pericolo per la salute dei cittadini e rappresenta una forma di concorrenza sleale verso i produttori di miele autentico. Questa frode alimentare rischia di colpire in modo particolare l’apicoltura della provincia di Varese, dove si produce il 13% del miele lombardo, un nettare di pregio, definito “l’oro delle Prealpi” fin dai primi del Novecento, la cui eccellenza è stata riconosciuta con uno dei due soli bollini DOP assegnati sul territorio nazionale», dichiara l’eurodeputata varesina Isabella Tovaglieri, che insieme ad altri eurodeputati della Lega ha sostenuto un’interrogazione alla Commissione europea a tutela del comparto agricolo e dell’apicoltura.
«Il miele prodotto in Cina è di pessima qualità – spiega Tovaglieri – con quantità di sciroppo di zucchero superiore al consentito, realizzato in laboratorio a costi irrisori, con manodopera sottopagata, per lo più bambini. Per questo viene venduto al prezzo di 1 euro al barattolo, 3-4 euro in meno del miele prodotto dagli apicoltori italiani con procedimenti naturali. La sua commercializzazione sul nostro territorio costituisce un danno enorme per i produttori locali, già in difficoltà per la crisi, che rischiano ora di vedere ridotte le proprie fette di mercato sia in Italia che sul fronte delle esportazioni».
«Alla Commissione europea chiediamo quindi di chiarire come intende salvaguardare il mercato e la produzione di miele italiani ed europei da questa forma di concorrenza sleale e quale tipo di controlli alle frontiere pensa di adottare per difendere i consumatori da questo prodotto contraffatto, difficilmente identificabile. Bisogna agire in fretta, a tutela degli agricoltori italiani e dei cittadini, soprattutto dopo che il consumo di miele è aumentato del 45% nel periodo della pandemia». «Alla luce di questo nuovo allarme sul fronte alimentare – conclude l’eurodeputata lombarda – è oggi più che mai urgente e necessario introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime con cui vengono realizzati i prodotti che giungono sulle tavole italiane ed europee, come la Lega chiede da tempo a gran voce in tutte le sedi comunitarie».